Quando la poesia nasce dall'arte

QUANDO LA POESIA NASCE DALL’ARTE
(Rosa Maria Lencero, "COMO AMANTES DE ETRURIA")

Eleonora Mozziconi
Davide Toffoli


"Como amantes de Etruria" è una silloge pubblicata nel 1991, nella Colección “Alcazaba” della Diputación Provincial de Badajoz; l’autrice è Rosa Maria Lencero, nata a La Nava de Santiago (Badajoz) nel 1960, considerata una delle più significative voci poetiche del dopoguerra in Estremadura, terra estrema, ma decisamente fertile di poeti. Il suo percorso artistico si muove tra poesia, prosa e soprattutto contaminazioni Como amantes de Etruria”.
culturali: con il gruppo flamenco “Familia Vargas” porta in scena lo spettacolo “Flamenco y Poesia”, tre brani del quale sono estratti appunto da “

La sua voce lirica, in questo volume che ne segna il passaggio ad una poesia più adulta e consapevole, è intrisa di grande musicalità e di versi che sanno modularsi alla perfezione sull’interiorità emotiva dell’autrice. “Como amantes de Etruria” nasce infatti dall’ispirazione fornita dall’elegantissimo “Sarcofago degli sposi”,
esposto nel museo etrusco di Villa Giulia a Roma, e presenta ambientazioni e paesaggi di derivazione classica, scegliendo come luogo privilegiato, come personale Eden, le atmosfere delle antiche genti della Tuscia, intrise di un senso della vita e della morte fuori dal comune.

Tra foglie di acanto, violacciocche, radici e verbene, quello che si delinea è soprattutto un paesaggio dell’anima, che evoca una storia che si nutre di umanissimi contrasti, Amore e Morte, vitalità estrema e preparazione mai rassegnata alla scomparsa, piante profumate e vive e vimini secchi e intrecciati. Molti sono gli animali che popolano i “quadri” disegnati dalla Lencero e si muovono con la tipica eleganza e leggiadria dei volatili: colombe, rondini, tortore e oropendole si alternano ad animali mitologici e nobilmente evocativi come la Fenice.

I suoi versi hanno il ritmo dell’attesa (“Yo espero. / Los naufragios. / Las ráfagas de dolor en el silencio. / Los duendes ciegos. / Las palomas que rompen espejos de sombras. / Sólo tú me atraviesas en la desdicha. / Acércate / y líbrame de la ilusión che me atraganta / de lluvias amargas / como saliva ausente de besos.”), la frenesia e il desiderio dell’amplesso (“Para gozarte, con alas talares llegaré / a ti, como a un nido de golondrinas enamoradas”), i sapori della frutta resi soavi, unici e speciali da uno stato di grazia (“Ven mi enamorado / ven y goza el sabor de las fresas / el zumo que destilo para tus vasos / ven que será mi boca para ti / de ananás fragrante y carnosa”).

È poesia del sentimento, dell’immagine, della visualizzazione emotiva e ricercata, ricca di metafore e fortemente evocativa (“Así será la memoria nuestra, / un crisol que alumbrará mansiones invisibles / a los ojos de los que no amaron / y perdieron en la vida el secreto de su existencia”). È attraversata dai profumi delle aromatiche: mirto, lavanda, salvia, timo bianco; ma anche da sentori decisi di muschio e di nardo. È poesia dell’Amore, vivo e vivificante nel suo legame privilegiato con la Natura e con il suo ciclico rinascere, ma al tempo stesso pervaso da un imprescindibile senso di Morte che, da semplice ed etrusco presagio, gradualmente tramuta in consapevole certezza e cruda realtà. I versi hanno la fragile precarietà dei sogni e del tempo che scorre inesorabile dentro una clessidra (“Qué minúscula e insignificante. / Qué pequeña y corta nos fían la vida, / Cuando te miro, pienso que la carne / es un reloj de arena. / Lástima de los sueños, hoy quimeras. / Crees que cuando la felicidad se anuda / en tu pañuelo, los pliegues podrá guardarla. / Qué cansada estoy, cómo me pesas en la calma / que gime agazapada en tu pecho, / me acuso de sobrevivir estallando agonía”). In estrema sintesi, un prezioso sguardo, femminile e salvifico, sul mondo.




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